La complessa vicenda che ha accompagnato lo studio delle due tavole ha determinato l’opportunità di attribuire le opere al pittore vicentino Giovanni De Mio, attivo a Napoli e nel territorio salernitano.
L’artista viene indicato come “ huomo di bellissimo ingegno” dal Palladio nei “Quattro libri dell’Architetture”.
Pertanto il percorso meridionale del De Mio e le complesse componenti culturali del suo linguaggio pittorico confermano che la realizzazione delle due tavole sia avvenuta nella fase finale della sua attività artistica.