La scelta rivolta verso tonalità chiare, funzionali a tradurre il senso dell’acqua, è già di per sé orientativa per una collocazione dell’opera nei primi decenni del Settecento.
Quando poi si osservi la cura dei dettagli delle parti arboree delineate, il loro intreccio ordinato e comunque la prevalenza sulle piccole comparse distribuite fino in lontananza all’interno del paesaggio, si trova una positiva conferma il dato cronologico, ma anche di possibili influenze circoscritte all’ambito di Michele Pagano.
Il dipinto, realizzato attraverso una distesa luminosità settecentesca, si caratterizza anche dalla riproposta di numerosi particolari del dato naturale.
Paesaggi
La pittura di paesaggio come forma di rappresentazione autonoma nacque in ambito fiammingo nella seconda metà del ‘500, per estendersi al resto d’Europa ed affermarsi definitivamente come “genere” pittorico autonomo nel corso del ‘600, grazie soprattutto alla rivoluzione “classicista” e naturalista operata prima dai Carracci e poi da Poussin e Lorrain, ad un complesso rapporto di scambi e crescita culturale, legate alle vicende del Gran Tour, e ad un particolare interesse suscitato presso i collezionisti e gli estimatori d’arte.
Per i paesaggi in esposizione si procede secondo le linee di tendenza divenute prevalenti nel primo Settecento, considerando il grado di ancoraggio alla tradizione seicentesca.