Gli elementi raffigurati, più che risultare sovrapposti in maniera disorganica e occasionale, appaiono distribuiti in base ad un metro compositivo rivolto ad una delineazione puntuale degli ortaggi, quasi messi in posa, individuabili nelle loro peculiarità attraverso l’effetto luministico della luce del tramonto.
Di qui le semplificazioni anche della visione relativa allo sfondo, che permette maggiore concentrazione sui primi piani, dove tra l’altro prende spicco una fontana sulla destra, vivificata dal getto d’acqua continuo.
Nature morte
Con natura morta s’intende la rappresentazione di soggetti inanimati, in contrapposizione a quella con figure viventi.
Questo particolare termine viene introdotto in Italia alla fine del XVIII secolo, traducendo impropriamente la locuzione olandese stillleven, ovvero letteralmente natura immobile. La pittura di frutta, ortaggi, mobilio ed oggetti in genere, benché già presente in epoca medievale, fiorisce in modo esponenziale sul finire del ‘500, espressione artistica della fervida curiosità naturalistica protagonista del secolo precedente e ravvivata dalle scoperte scientifiche del XVI secolo.
In Italia fu soprattutto dopo il Concilio di Trento del 1563 che la natura morta acquisì un nuovo e rinomato valore simbolico: da quella data, infatti, gli oggetti inanimati vennero ritenuti in grado di possedere un potere evocativo e devozionale.
Nelle presenti nature morte trovano collocazione una serie di tele recuperate attraverso complessi interventi di restauro.
Alcune di esse hanno consentito di risalire ai relativi autori, o per affinità di composizione, o attraverso l’individuazione della firma, mentre altre hanno rilevato la dipendenza da modelli divenuti di riferimento nell’arco cronologico settecentesco.